Finanziamenti per le startup: lo scenario italiano
Una vera e propria corsa è stata quella che ha visto nuove e innovative startup richiedere il finanziamento al Fondo di garanzia del Mise (Ministero dello Sviluppo Economico). Con tale Fondo lo Stato si fa garante di una quota del prestito erogato alle attività imprenditoriali dalle banche; la garanzia è concessa con procedure semplificate e andrà a coprire, inoltre, fino l’80% del credito concesso dalla banca all’azienda innovativa.
Questa è stata ed è senza alcun dubbio un’opportunità per coloro che hanno voluto e tuttora vogliono intraprendere un’attività. Come si evince dai dati dell’ultimo rapporto Mise, molte sono state le imprese innovative che hanno usufruito del Fondo in questione: ad oggi, infatti, sono stati concessi 1229 finanziamenti, di cui circa 700 in soli 10 mesi e in ottica futura continuerà a crescere il numero di richiedenti.
Sempre dai dati raccolti si osserva che 325 milioni di euro sono stati erogati alle startup più innovative dal settembre 2013 e secondo la nuova legge, di questi, 254 milioni sono stati garantiti dal Fondo del ministero.
Nonostante ciò, osservando lo scenario da un’altra prospettiva, si riscontra dai dati di Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital) che in Italia siamo fermi e in ritardo rispetto alla media europea. Nel dettaglio si osserva che la Francia ha riservato alle imprese innovative 1,7 miliardi di euro tra 2012 e 2014 , la Germania quasi 2 miliardi e il Regno Unito 1,8 miliardi. L’Italia si è fermata a circa 259 milioni con un ritardo poiché è stato considerato un lasso temporale che va dal 2000 al 2015.
Secondo Gianluca Dettori, presidente e fondatore della società di venture capital dPixel, il ritardo è soprattutto culturale: il problema non sta nella disponibilità di capitali ma nella mancata visione strategica sul mondo delle imprese innovative. Dettori afferma anche che quando si investe in startup si investe di fatto in “asset reali” che siano in grado di generare modelli di aziende e reddito con una prosecuzione, poi, futura. Per tale motivo – conclude Dettori – “sono questi, probabilmente, gli anni migliori per investire in startup innovative”.