Israele e le StartUp
Quasi sette miliardi di dollari. Per la precisione 6,94. Questo il tesoretto generato nel 2014 dal ricco ecosistema delle startup israeliane. Fenomeno, come spiegato su Wired, eccezionale e ormai consolidato. Oltre che interessato da unaprogressiva espansione europea.
A quasi 7 miliardi di dollari ammonta infatti la cifra prodotta dai cosiddetti exit, cioè dalla cessione dell’attività a un’azienda di dimensioni superiori o dalla quotazione in Borsa, soluzione di gran lunga preferita dai giovani e meno giovani imprenditori israeliani. Soprattutto con destinazione New York Stock Exchange.
Sono i numeri raccolti in un rapporto firmato dall’Ivc Research Center e dallo studio legale Meitar Liquornik Geva Leshem Tal. Fra i principali risultati: un +5% di exit rispetto al 2013, interessate anche da un aumento medio delle valutazioni (18 su 99 fra 100 e 500 milioni di dollari, l’anno prima erano state 12), e il maggior numero di Ipo del decennio, 19 delle quali hanno raccolto 2,1 miliardi di dollari. Solo MobilEye, il sistema di sicurezza stradale, ne ha rastrellato uno.
Risultati “rassicuranti” ha commentato Alon Sahar di Meitar: “A volte le quotazioni rispecchiano una tendenza di mercato che indica la propensione degli azionisti verso certi settori, magari scientifici – ha detto – in altre situazioni riflettono la reale capacità dell’industria di dare vita ad realtà più grandi e destinate a vivere a lungo. In Israele si stanno materializzando entrambe le situazioni”.
Scendono invece del 22% fusioni e acquisizioni – anche se quelle più ingenti sono aumentate del 156% – segno di un tessuto che si ritiene ormai maturo per fare da solo: il loro valore è stato di 4,8 miliardi di dollari.
Un altro documento, firmato invece dalla società Pwc, snocciola cifre ben più elevate stimando le exit israeliane a 15 miliardi di dollari. La differenza si deve a parametri di calcolo divergenti: nel primo caso il valore effettivo degli accordi, nel secondo le valutazioni delle società post quotazione.